DATI ISTAT
Spunti di riflessione
Dalle ultime rilevazioni ISTAT risulta che nella nostra Italia ci sono 13 milioni di edifici dei quali 11 a scopo abitativo con 2,5 abitazioni di media per edificio: sono 27 milioni di abitazioni delle quali 21 milioni con almeno una persona residente.
Se ne ricavano alcune considerazioni:
21 milioni di abitazioni di residenti (proprietari o in affitto) con beni e affetti da tutelare; 6 milioni di abitazioni non usate con continuità (per lo più seconde case e sono quelle più a rischio); 2 milioni di edifici contenenti milioni di fabbriche, uffici, negozi, alberghi e attività di vario genere.
Ai fini installativi a occhio e croce sono non meno di 50 milioni di unità.
Ci sono 103.000 imprese di installazione elettrica iscritte alle camere di commercio e all’interno di questo numero trovano posto, non riconosciuti come categoria specifica e quindi non censibili, alcune migliaia di “specialisti” della sicurezza.
Ma anche ammettendo che tutti, ma proprio tutti, gli oltre centomila installatori elettrici facciano per mestiere installazioni di sistemi di sicurezza, a ciascuno toccano statisticamente 485 installazioni.
Poiché, sempre statisticamente, una installazione viene rinnovata o aggiornata ogni dieci anni, significa che potenzialmente ognuno dei nostri centomila installa o rinnova una cinquantina di installazioni l’anno, cioè una alla settimana.
Sono cifre che ognuno di voi, leggendo, negherà con vigore…
Allora la spiegazione è differente: la saturazione del mercato è molto, molto lontana, e di lavoro potenziale ce n’è a iosa.
Poiché sappiamo che il settore sicurezza e i suoi operatori non esistono, nel senso che sia il settore che gli operatori non sono censiti in un comparto specifico e quindi non individuati né individuabili, avere cifre attendibili è impossibile.
Alcuni studi fatti all’interno di associazioni stimano comunque una saturazione del mercato che va dall’11 al 15%.
Tradotto in relazione ai numeri sopra citati significa che dopo trent’anni di vita del settore della sicurezza e difesa tecnologica che ci sono ancora oltre 40 milioni di unità sprovviste di questo tipo di protezione, e certamente sono quelle maggiormente prese di mira dalla delinquenza.
Non consideriamo poi che quelle che ne sono provviste hanno necessità di rinnovo o quantomeno di manutenzione.
Ma perché molti installatori si lamentano della scarsezza del lavoro?
Anche qui rispondere con poche righe è impossibile, perché le concause sono moltissime. Citiamo quindi alcune altre cifre, prese dalla relazione del ministero dell’Interno relativamente al trascorso quadriennio.
Solo di furti in abitazioni e entità commerciali ( industrie ed altro non vengono citate) siamo a una media di 250.000 all’anno. Volendo essere buoni e calcolando molto prudentemente i furti fatti in edifici non appartenenti a queste due categorie e non considerando i furti subiti e non denunciati, diciamo 300.000 all’anno.
Sulla media dei 50 milioni di unità significa che avviene un furto ogni 166 unità. Nell’arco di 10 anni se la matematica non è un’opinione, statisticamente è toccata dal fenomeno furto una unità ogni 16.
È una percentuale elevatissima, che non risparmia praticamente nessuno.
Altra considerazione: queste medie sono in leggero calo rispetto ai periodi precedenti, segno che c’è una maggiore attenzione per quella che è considerata microcriminalità, ma che per il comune sentire è il problema che più tocca da vicino il singolo.
Sarà vero che le difese attuate dallo Stato sono migliorate, ma lasciamo ad ognuno il giudizio su ciò. Quel che è certamente vero è che la coscienza del cittadino nei confronti della necessità di prevenzione e di autodifesa sono in aumento: oggi più di ieri il cittadino conosce e si informa sui sistemi antintrusione e di sicurezza elettronica. Sono concetti e strumenti non riservati all’elite come poteva essere alcuni decenni fa, ma ben percepiti dal comune sentire.
Quindi possiamo con certezza ritenere che ci sia una sensibilità comune di molto aumentata nei confronti dei sistemi di difesa e controllo tecnologico e che l’utente sia più preparato ad ascoltare e per questo più scettico, attento e più desideroso di informazioni.
Se vogliamo trovare una delle chiavi di successo, sta a tutti noi che affrontiamo professionalmente il settore sicurezza far capire, spiegare ed offrire elementi di distinzione al potenziale utente, già preparato ed aperto al dover difendere i propri beni contro la microcriminalità diffusa, affinché sappia discriminare il sistema efficace e la professionalità di chi gli sottopone un progetto di sicurezza rispetto al sistemino e alla sirenina che può trovare presso un centro commerciale o che gli vengono proposti come il massimo della tecnologia da “esperti” che si spacciano come tali.
E’ certo segno di maturità imprenditoriale non riversare sulla situazione esterna e sul momento economico le momentanee carenze di lavoro così come lo è il riflettere costantemente e criticamente sul come la propria proposta professionale di sicurezza vada argomentata, spiegata e fatta percepire a chi della sicurezza che proponiamo è il committente e il fruitore: l’utente.